Pubblicato Marzo 7, 2021
Ultimo aggiornamento Novembre 7, 2022 ore 01:06 pm
Itinerari sul Gargano
Cliccando sui link si accede a Google Maps
L’itinerario inizia da Manfredonia ripercorrendo una via solcata nel Medioevo da innumerevoli pellegrini che dalla piana s’inerpicavano lungo i versanti della Montagna Sacra per giungere alla Sacra Grotta dell’apparizione dell’Arcangelo Michele, uno dei punti nodali del pellegrinaggio medievale assieme a Santiago de Compostela, Roma e Gerusalemme.
Tale via, denominata a più riprese prima “Via Sacra dei Longobardi”, poi “Strata Peregrinorum”, era costellata di ospizi, romitori, grange, edicole votive e chiese rupestri in cui i viandanti trovavano sollievo nel corpo e nell’anima.
Costoro incontravano per primo il Complesso di S. Leonardo in Lama Volara (sec. XII), costruito dai Cavalieri Teutonici e comprendente la chiesa, il monastero ed un ospedale in cui ricevevano cure e cibo. La chiesa è un mirabile esempio di romanico pugliese, dal portale riccamente istoriato con un apparato iconografico tratto dalla Bibbia.
Proseguendo lungo la S.S. 89 dopo circa otto chilometri ci si imbatte nella Basilica di Santa Maria Maggiore (fine XI sec.), ed duomo arcivescovile di Siponto, eretta in puro stile romanico pugliese, è caratterizzata dalla originale pianta quadrata e dal colore dorato della pietra. Accanto ad essa gli scavi della precedente chiesa tardo antica voluta dai vescovi Felice e Lorenzo Maiorano (il vescovo delle apparizioni di S. Michele Arcangelo), di cui Santa Maria Maggiore divenne l’erede una volta che questa fu distrutta dagli Slavi intorno all’anno Mille.
Da Manfredonia, immettendosi sulla S.S. 89 garganica dopo circa 6 km girando a sinistra per lo svincolo di Monte S. Angelo si percorre una strada caratterizzata da una serie di tornanti in salita che ci consentono di spaziare con lo sguardo su tutto il sottostante golfo di Manfredonia e di giungere, dopo altri dieci chilometri, alla città di Monte S. Angelo, posta a 796 metri s.l.m. .
Una volta i pellegrini vi giungevano dalla piana di Macchia attraverso il vallone di Scannamugliera inerpicandosi su delle scalinate scavate nella roccia e facendo sosta (a quota 450 metri) alla Chiesa rupestre di Ognissanti, recante pregevoli affreschi medievali tra cui un S. Michele ad ali spiegate ed una Vergine con bambino. La cittadina di Monte S. Angelo, sviluppatasi attorno alla Grotta delle apparizioni, conserva intatto il centro storico (denominato “Junno”) costituito da case unifamiliari bianche a schiera dai caratteristici comignoli, su cui svetta nella parte alta il Castello normanno-svevo-aragonese.
Il richiamo più forte per i pellegrini è costituito dal Santuario di S. Michele Arcangelo, il cui ingresso, affiancato dal campanile ottagonale, è costituito da due arcate ogivali oltre le quali si sviluppano in discesa le cinque rampe tortuose che conducono alla spelonca racchiusa da preziose porte bronzee ageminate dell’XI secolo. All’interno della grotta si ammira la cattedra arcivescovile, opera dell’Acceptus (sec. XI), e la statua marmorea di S. Michele, opera del Sansovino (sec. XVI). Lateralmente all’ingresso l’altare dedicato a S. Francesco che qui si recò pellegrino nel 1216 e, più avanti, il coro in noce cinquecentesco e la Cappella delle Reliquie con la croce in filigrana recante un frammento della croce di Cristo, dono di Federico II di Svevia.
E’ possibile visitare anche la parte sottostante del complesso, precedente alla sistemazione angioina, le cosiddette cripte longobarde, un insieme di ambienti porticati risalenti al VII-VIII secolo che accoglievano i pellegrini provenienti dalla valle Carbonara, che vi giungevano di solito recando dei sassi, simbolo del peccato, da cui si liberavano facendoli rotolare nella valle una volta giunti alla Sacra Grotta, luogo in cui si ha l’indulgenza plenaria.
Da Monte S. Angelo il culto di S. Michele si è propagato su tutto il Gargano come è attestato dalle omonime grotte presenti a Sannicandro ed a Cagnano Varano. Uscendo dal santuario, a pochi metri troviamo il Battistero di S. Giovanni in Tumba (ritenuto erroneamente, anche se più noto, come Tomba di Rotari) risalente alla fine dell’XI secolo, la chiesa di S. Pietro (VIII secolo) di cui restano l’ingresso ed il catino absidale e l’attigua chiesa romanica di Santa Maria Maggiore che tanto ricorda nelle forme l’altra Siponto.
Degni di nota sono il Museo delle Arti e Tradizioni del Gargano “Giovanni Tancredi”, ospitato nel Convento di S. Francesco e, fuori città, a dieci chilometri l’Abbazia di Santa Maria di Pulsano (sec. XII) posta in una posizione a dominare il sottostante golfo di Manfredonia, con gli affascinanti eremi disseminati nella Valle dei Romiti, dal 1997 ritornata ad essere fulcro della spiritualità garganica dopo decenni di abbandono.
Uscendo da Monte S. Angelo e seguendo le indicazioni per la Foresta Umbra si scende nella Valle Carbonara e dopo 6 chilometri si giunge ad un incrocio: si svolta a sinistra in direzione di San Giovanni Rotondo (Strada Statale n. 272) che si raggiunge dopo circa venti chilometri. Nei suoi pressi, in località S. Egidio, c’è il Convento di S. Nicola al Pantano (sec. XII) che era una tappa obbligata del pellegrinaggio, poi abbandonato a causa delle scorrerie dei Saraceni e del quale oggi restano pochi ruderi.
Ma San Giovanni Rotondo è rimasto un centro cruciale del pellegrinaggio perché legato alla figura del frate delle stimmate, Padre Pio da Pietrelcina, che qui visse ed operò a partire dal 1916 sino alla sua morte avvenuta il 23 settembre 1968.
Nel Santuario di Santa Maria delle Grazie, attraverso un apposito percorso è possibile andare sino alla sua cella e scendere nella cripta ove, in un blocco monolitico di granito, è sepolto il Santo.
Nella chiesetta originaria di Santa Maria delle Grazie, risalente al 1500, è possibile vedere il confessionale ed il crocifisso al cui cospetto Padre Pio ricevette le stimmate.
Campeggia maestosa davanti al Santuario l’enorme mole della Casa Sollievo della Sofferenza costruita interamente con le offerte che a lui giungevano da ogni parte del mondo e che lo stesso Padre Pio inaugurò nel 1956 ed oggi centro di ricerca tra i più rinomati.
Inoltre la Via Crucis, inaugurata nel 1971, con le 14 stazioni in bronzo, opera dello scultore Francesco Messina, che salgono sulle pendici del Monte Castellano in un bosco di pini e cipressi.
Iniziata nel 1996, la nuova chiesa, opera dell’architetto Renzo Piano, che potrà ospitare circa diecimila fedeli.
Uscendo da S. Giovanni e proseguendo lungo la Strada Statale n° 272 dopo 6 Km si giunge a Borgo Celano e poco più avanti al Convento di San Matteo, che, cinto da una possente fortificazione, domina da un rialzo roccioso la valle sottostante.
Il convento sorse in epoca longobarda (VI – VII secolo) come ospizio in cui sostavano i pellegrini diretti al santuario di S. Michele denominato “San Giovanni de Lama”. Fu retto dai Benedettini, poi dai Cistercensi, quindi dai Francescani, presenti tuttora e che, recandovi un molare di S. Matteo, ne cambiarono la denominazione in quella attuale.
Ammirevole il chiostro con l’artistico pozzale, il loggiato cinquecentesco, la biblioteca con molti documenti antichi nonché una cospicua raccolta archeologica (il lapidarium).
Ritornando sulla S.S. 272, dopo pochi chilometri, superata San Marco in Lamis, si giunge al Santuario di Santa Maria di Stignano. Oltre alla chiesa, giuntaci nelle sue forme cinquecentesche, dalla caratteristica cupola in maiolica dipinta, merita una visita il convento con due chiostri, il loggiato, il pozzale cinquecentesco ed il porticato affrescato con episodi tratti dalla vita di S. Francesco.
Itinerario 2
Sempre partendo da Manfredonia ci dirigiamo verso sud, imboccando la S.S. 159 per le Saline; al Km 7,600 troviamo l’ingresso dell’oasi Lago Salso, ultimo lembo delle paludi sipontine e paradiso per i cultori del birdwatching.
L’area, ricadente nel Parco Nazionale del Gargano, è fruibile attraverso una serie di sentieri naturalistici che conducono a capanni d’avvistamento dell’avifauna che è ricca e mutevole nel corso dell’anno.
Circa 30 Km più avanti troviamo le rinomate Saline di Margherita di Savoia, le più grandi d’Europa, vaste 4000 ettari, che oltre ad avere notevole importanza industriale per la produzione del sale (se ne ricavano ben cinque milioni di quintali all’anno) è una zona umida d’importanza internazionale protetta dalla Convenzione di Ramsar.
Osservando con un cannocchiale dal bordo della S.S. 159 in appositi punti si possono osservare i fenicotteri rosa che da diversi anni costituiscono una presenza stabile nelle Saline al punto da essere divenuti specie nidificante, inoltre cavalieri d’Italia, avocette, limicoli, anatre ed aironi, sterne e gabbiani risultano frequentatori costanti dell’area.
Ritornando a Manfredonia per la stessa strada abbiamo due opzioni: o fare la costa del Gargano od attraversare il Promontorio dall’interno.
2A) Scegliendo la prima, a partire da Manfredonia, percorrendo la S.S. 89 e quindi imboccando la panoramica, si ha l’opportunità di godere di vedute molto suggestive sulle falesie calcaree coperte di pino d’Aleppo a picco sul mare; dopo 15 chilometri si raggiunge, immersa in un mare di uliveti, la cittadina di Mattinata (mt. 75), l’antica Matinum, dalle caratteristiche case basse e bianche. Proseguendo in direzione di Vieste sul tragitto si incontrano baie splendide come Vignanotica, Baia delle Zagare, dei Gabbiani, dei Campi, di San Felice (con l’omonimo architello) ricche di grotte marine d’inestimabile bellezza (raggiungibili in barca), faraglioni, archi rocciosi e torri costiere d’avvistamento erette nel 1600.
A 60 Km da Manfredonia sorge Vieste (mt. 75), il centro più importante del turismo balneare del Gargano; annunciata dal Pizzomunno, monolite calcareo alto 26 metri svettante sul mare, Vieste rappresenta la punta più orientale del Gargano, protesa nell’Adriatico.
Il centro storico è suggestivo, dominato dal castello federiciano, con la Cattedrale romanica dell’XI secolo e la chiesa di S. Francesco (XVII secolo) alle cui spalle, sul mare, sorge un trabucco, antico congegno di pesca in legno; a ricordo dell’eccidio, da parte del pirata turco Dragut Rais nel 1554, c’è la “Chianca amara”, pietra sulla quale furono decapitati circa 5000 viestani.
Da Vieste, proseguendo lungo la litoranea, dopo 21 chilometri di costa a picco sul mare intervallati dalle torri costiere di Ponticello, Sfinale e Calalunga, si giunge a Peschici (mt. 90), che in lingua slava significa “sabbia fine”, colonia di Schiavoni fondata nel X secolo dall’Imperatore Ottone di Sassonia per liberare la costa infestata dai Saraceni.
L’abitato è adagiato su una rupe a picco sul mare e si è sviluppato attorno al castello normanno-svevo del XIII secolo, poi trasformato in Palazzo Baronale. Piene di fascino orientale sono le casette bianche del centro storico con i tetti a cupoletta di taglio arabo.
Poco fuori l’abitato sorge l’importante insediamento benedettino di S. Maria di Calena (sec. XI), costituita da due chiese ed un convento che, nonostante il glorioso passato, versa purtroppo in condizioni di degrado; contesa tra Montecassino e Tremiti, aveva possedimenti in tutto il Gargano e da essa dipendenza anche l’altra abbazia di Monte Sacro; dal 1445 non fu più indipendente e venne acquisita definitivamente dall’Abbazia di Tremiti.
2B) A chi invece intenda attraversare il Promontorio dall’interno, sempre partendo da Manfredonia, si consiglia di prendere la strada provinciale per San Giovanni Rotondo; giunti ad un bivio, svoltare a destra imboccando la strada per la montagna che, attraverso una serie di tornanti, conduce prima ad uno stupendo Belvedere (al Km 8), dal quale la vista spazia su tutto il golfo, e poi alla Frazione Montagna – S. Salvatore, caratteristico borgo rurale ove i ritmi di vita sono quelli scanditi dal lavoro della terra. Proseguendo oltre, si giunge ad un’ampia vallata carsica con al centro una sorta di inghiottitoio che raccoglie le acque piovane: è la Grava di Campolato, la più profonda della Puglia con i suoi 300 metri di estensione; è percorribile però solo da esperti speleologi provvisti di adeguata attrezzatura.
Di fronte svetta Monte Calvo, la cima più alta del Gargano con i suoi 1055 metri.
Al bivio con la S.S. 272 si svolta a destra in direzione di Monte S. Angelo e dopo pochi chilometri a sinistra per il Bosco Quarto, caratterizzato da enormi esemplari di alberi di cerro. Rimettendoci sulla S.S. 272 si giunge dopo qualche chilometri ad un bivio; di qui proseguire in direzione della Foresta Umbra (794 mt.) che si raggiungerà dopo aver percorso 23 chilometri. Siamo nel cuore del Parco Nazionale del Gargano. Un territorio, quello del Parco, di circa 125.000 ettari, che costituisce un’isola separata dal resto del Tavoliere e che contiene una notevole varietà di ambienti naturali, che vanno dall’area costiera, alta e rocciosa, ricca di grotte e meravigliose calette, alle pinete mediterranee di pino d’Aleppo, alle zone umide di Lesina, Varano e Manfredonia, oltre alle stupende aree verdi costituite, appunto, da Bosco Quarto, Foresta Umbra, ecc. Una menzione particolare merita il sottobosco garganico, ricco di una enorme varietà di orchidee selvatiche.
Per scoprire i tesori celati nel “cuore verde” del Gargano si consiglia di iniziare la visita al Museo Naturalistico della Foresta ove sono raccolti esemplari di animali e reperti preistorici presenti in foresta e dove è possibile reperire la carta dei sentieri percorribili al suo interno, variabili per durata, faticosità e caratteristiche ecologiche. Vasta più di diecimila ettari la Foresta Umbra costituisce l’ultimo lembo dell’antico Nemus Garganicum cantato dai poeti latini, ospita esemplari millenari di alberi di Tasso nonché le “Faggete depresse”, singolare fenomeno d’adattamento vegetativo oltre ad una fauna multiforme tra cui spicca il Capriolo garganico (capreolus capreolus italicus), uno dei pochi nuclei ancora esistenti in Italia del capriolo autoctono.
Si prosegue in direzione di Vico del Gargano (445 mt.), che si raggiunge dopo 14 chilometri, di ci meritano una visita il centro storico col castello normanno-svevo, il palazzo della Bella, la Chiesa Madre ed il trappeto Maratea, bellissimo esempio di frantoio ipogeo. Appena fuori il paese c’è il Convento dei Cappuccini con un esemplare monumentale di leccio bicentenario, uno dei patriarchi verdi del Gargano.
Il nostro itinerario prosegue, a 7 chilometri da Vico, verso Ischitella (mt. 310) e, dopo altri 7 chilometri, a Rodi Garganico (mt. 42), altro centro balneare immerso negli agrumeti, da cui, prendendo la Superstrada, si giunge dopo 19 chilometri a Cagnano Varano (mt. 165), paese agricolo sulla sponda del lago; a 4 chilometri dal paese la grotta di S. Michele; dopo altri 40 chilometri si giunge a Lesina (mt. 5) che sorge su un lembo di terra sull’omonimo lago, dove è sorto il primo Centro Visite del Parco Nazionale del Gargano che ospita la casa del Pescatore e che si è arricchito dell’acquario d’acqua salata più grande d’Europa. Da Lesina partono sentieri attrezzati da percorrere per visitare il Bosco isola, il cordone dunale che separa il lago dal mare aperto; è possibile, inoltre, fare il giro del lago in catamarano.
Da gustare le rinomate anguille che si pescano nel lago.
Si ritorna a Manfredonia attraverso la Strada provinciale pedegarganica.
Itinerario 3
Da Manfredonia, andando verso Foggia attraverso la S.S. 89, al bivio oltre Siponto si imbocca la S.S. 159 per le saline, quindi si giunge a Zapponeta superata la quale, al Km 33, ad un incrocio imbocchiamo la Statale 544 per Trinitapoli che si raggiunge dopo altri 10 chilometri. Alle porte della città, in località Madonna di Loreto, è visitabile il Parco Archeologico degli Ipogei. Tali ipogei, risalenti alla media Età del Bronzo (XVIII – metà del XIV secolo a. C.), come l’altro scavato a S. Ferdinando di Puglia, avevano avuto in un primo tempo funzione di tempio e vi si svolgevano riti propiziatori connessi alla caccia ed alla fertilità del raccolto mentre in un secondo tempo sono stati riutilizzati a scopo funerario.
Corredi funerari ed altri oggetti ritrovati negli ipogei (in particolare due preziose statuette zoomorfe in avorio) sono esposti assieme ad altri reperti provenienti dalla vicina Salapia nel Museo Civico Archeologico di Trinitapoli.
Il nostro itinerario prosegue a Manfredonia, nel Museo Archeologico Nazionale sito nel Castello Svevo-Angioino, dove, attraverso le sezioni in cui è articolato il percorso di visita, è possibile ricostruire le modalità di abitazione del territorio a partire dal Neolitico (con reperti provenienti dai villaggi di Monte Aquilone, Masseria Candelaro, Coppa Nevigata) alla successiva Età del Bronzo (ancora Coppa Navigata), per giungere all’Età del Ferro, con la collezione delle Stele Daunie (Masserie Cupola e Beccarini, Monte Saraceno) ed al periodo romano con reperti epigrafici e lapidei esposti nel lapidario (provenienti da Siponto).
Poi ci spostiamo a Siponto per visitare il Parco Archeologico: nel Centrovisita si può visionare un filmato ed un cd-rom riguardante l’antica colonia romana di Sipontum, visitabile tramite un percorso apposito che conduce agli ipogei paleocristiani, alle mura, ai resti della basilica tardo antica, sino alla Basilica di Santa Maria Maggiore di Siponto.
Il 12 marzo del 2016 è stata inaugurata l’imponente opera dell’artista Edoardo Tresoldi, installazione realizzata in rete metallica alta quattordici metri che ricostruisce in 3D l’antica basilica paleocristiana.
Il nostro itinerario prosegue verso Mattinata lungo la S.S. 89; prima di giungere alla galleria imboccare sulla sinistra la strada panoramica (che consente di ammirare le distese di uliveti digradanti sul mare) e dopo pochi chilometri si giunge al Bivio La Cavola; qui lasciate le auto, tramite un sentiero brecciato in salita si arriva in un’ora alla necropoli di Monte Saraceno, frequentata dalla Età finale del Bronzo sino a tutta la seconda Età del Ferro con circa 400 tombe daunie scavate nel banco calcareo. Secondo una leggenda da questo strapiombo di 250 metri si sarebbe precipitato Ettore Fieramosca a causa dell’amore non corrisposto per Ginevra. Reperti provenienti da questo importante sito assieme alle orme di dinosauro ritrovate sul porto si possono ammirare nel Museo Civico di Mattinata.
Sempre a Mattinata sul porto (località Agnuli) è visibile la villa romana risalente al I sec. a. C. con ambienti per la lavorazione e la conservazione delle olive e dell’uva (i dolia ed una mola olearia); la villa fu ristrutturata nei successivi III e IV secolo d. C. ed oltre alla parte produttiva conserva una parte residenziale ancora da scavare.
Sempre da Mattinata si segue la Statale 89 in direzione di Vieste; al chilometro 142 imboccare la deviazione in salita sulla sinistra per Monte Sacro e, dopo 5 km, si giunge ai piedi di Monte Sacro. Qui lasciate le auto, si intraprende la salita attraverso la fitta lecceta che conduce sino a quota 872 metri ai ruderi dell’Abbazia benedettina della Santissima Trinità di Monte Sacro (tempo richiesto: 2 ore) risalente al X secolo e sorto su un precedente tempio pagano dedicato a Giove Dodoneo; al fascino delle rovine si aggiunge la suggestività del paesaggio circostante, dominato sullo sfondo dalla piana degli ulivi di Mattinata.
Da Mattinata ci spostiamo sulla litoranea dove, a 7 km da Vieste, in direzione Peschici, accanto al complesso turistico Gabbiano Beach sorge la Necropoli paleocristiana “La Salata” (V – VI sec. d. C.). Questa è costituita da diversi ipogei scavati nella roccia con diverse modalità di sepoltura: fosse terragne, parietali, a baldacchino, ad arcosolio; la zona, molto ricca di sorgenti, è importante anche dal punto di vista naturalistico, tanto da diventare Oasi WWF.
A 6 chilometri da Vieste sul luogo ove ora c’è la chiesa di Santa Maria di Merino sono stati ritrovati i resti di una villa romana risalente al I secolo a. C.
Sempre tra Vieste e Peschici, sulla costa troviamo il Grottone di Manaccore, frequentato nel Neolitico e nella successiva Età del Bronzo. Nel grottone, tuttora oggetto di scavi archeologici, era insediata una comunità dedita alla tessitura ed alla lavorazione dei metalli come comprovato dal ritrovamento di pesetti da telaio e da forme di fusione e lame bronzee. Dal grottone, attraverso un sentiero si risale il costone e si giunge alla necropoli situata in vetta, da dove la vista spazia su tutta la costa; nella stessa insenatura c’è un antico trabucco che aggiunge ulteriore fascino al sito.
Da qui continuiamo sulla costa verso San Menaio, Rodi Garganico e, poco più avanti, sulla riva orientale del Lago di Varano troviamo la Chiesa della SS. Annunziata che custodisce il Crocifisso di Varano, statua lignea policroma risalente al XIV secolo, che gli abitanti di Ischitella portano in processione ogni anno a partire dal 23 aprile 1717, data in cui per sua intercessione un’abbondante pioggia mise fine ad una prolungata siccità.
Proseguendo, poi, verso Cagnano Varano si fa il giro del Lago e passato il villaggio di S. Nicola Varano si giunge al Lido di Capoiale, circa 100 m dopo il ponte sulla foce seguire l’indicazione per Monte Delio e da qui s’imbocca la stradina che conduce, dopo 4 – 5 km, su Monte Delio (mt. 260), altura che domina i due laghi costieri di Lesina e Varano. Qui sorgeva nel Medio Evo la città di Devia, nata come colonia slava e di cui si conservano resti di abitazioni e di fortificazioni bizantine realizzate nell’XI secolo. Suggestiva la Chiesa di Santa Maria a tre absidi, che conserva al suo interno uno splendido ciclo di affreschi risalenti al XII – XIII secolo.
Da Monte Delio si giunge a Sannicandro Garganico e da qui s’imbocca la S.S. 272 per San Marco in Lamis e dopo 10 Km una deviazione conduce alle rovine di Castel Pagano, avamposto fortificato medievale sorto a protezione del versante occidentale del Gargano.
Da San Marco in Lamis una deviazione di otto chilometri conduce a Rignano Garganico nelle cui vicinanze, nel vallone di Settepende, sorge Grotta Paglicci, importantissimo giacimento preistorico ove si conducono periodici scavi da parte dell’Università di Siena.
La frequentazione di tale giacimento abbraccia un periodo estesissimo compreso tra 200.000 ed 11.000 anni fa. Significativi alcuni documenti di arte parietale quali cavalli dipinti in ocra rossa ed uno stanbecco graffito risalente a 22.000 anni fa.
Nelle vicinanze c’è il dolmen della Madonna di Cristo e l’omonima chiesetta rupestre. Nel centro storico di Rignano altre documentazioni e reperti provenienti da Paglicci si possono visionare nel Centro Studi Paglicci (per informazioni rivolgersi al Coordinamento Amici di Paglicci).
Da Rignano si rientra a Manfredonia attraverso la strada provinciale pedegarganica.